Quarta luce

VELOCITA’ E SPAZI
Vedo che tutto ha ripreso velocità . Che è tornata a divorarci quella frenesia spaventosa che mi fa irrigidire davanti alla sconsideratezza che alimenta.
Ad un senso di invulnerabilità che ci fa stupidamente oltrepassare i limiti di sicurezza.
Abito lungo una strada che collega due centri abitati. Un buon chilometro senza stop. E senza marciapiedi.
Ci sarebbero i 50 km/h. Invece le auto sfrecciano. Anche oltre i 100.
Sfiorano senza scrupoli i nostri timidi movimenti.
Schiacciano la voglia di uscire per una passeggiata, uscire in bicicletta. La possibilità di farlo se necessario.
Immettersi diventa a volte una roulette russa.

Qualche giorno fa in autostrada. Senza distanze di sicurezza.
Senza rispetto per i poveri cristi che lavorano a piedi lungo queste lingue di asfalto roventi.
Che talvolta bruciano vita.
Protetti da file di birilli di carta che non fermano neanche l’aria.
Rientri sconsideratamente pericolosi. Sorpassi a destra. Manovre incomprensibili. Incidenti.
Dove stiamo andando? A fare cosa?
Dove si può viaggiare ai 50 km/h si fanno i 70, i 90.
Dove si possono raggiungere i 130 si fanno i 150 in tutta scioltezza.
Non ci basta mai.
D’altraparte ci hanno messo sotto le gambe prestazioni seducenti. Facili.
Una volta si sentiva il motore. Il fracasso. Il vento. La velocità la sentivi sulla pelle.
Io voglio andare così solo nella vita.
E vorrei il rispetto di questa mia decisione.
Vorrei il distanziamento stradale oltre a quello sociale.
Che tutti restassimo al nostro posto e lontani.
Perchè la differenza di un solo chilometro orario non la fa il tempo.
Sui nostri tragitti medi, correre che serve a fare?
A recuperare 10 minuti in 3 ore? Che sarà mai. Si può partire dieci minuti prima.
 O si può fare una cosa in meno.
Perchè la differenza la fa poi la distrazione.
L’essere impreparati in caso di frenata.
E non solo noi. Quelli davanti. Quelli dietro. Pronti a travolgerci.
La differenza la fa un impatto.
Il viaggio mi piace se posso pensare alla mia destinazione.
Non al fatto se ci arriverò o meno.
Capisco la premura di arrivare.
Ma non l’andare contro noi stessi.
Il mio è un appello accorato.

Ero così felice nel post quarantena, che per le strade si vedevano un sacco di biciclette.
Hanno fatto desistere i genitori a far uscire i figli.
Le strade sono delle auto.
E noi restiamo fermi.
Voglio che le persone tornino ad invadere le strade.
Voglio ciclabili defilate, lontane dai predatori di ferro.
Dove si possa respirare il profumo della nostra terra.
Dove si possa parlare.
E ascoltarci.
Essere umani che guidano il loro destino.
E si confondano con il cielo.
Anna_X 

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