Allerta 24 ore su 24, ero ormai completamente in tilt.
Le prove sporadiche fatte a quel punto, di essere lasciata sola per tentare di riposare, non sortivano alcun effetto.
Sarebbe stato necessario un grande impegno e sostegno da parte di qualcuno
che avrebbe dovuto inserirsi nella nostra quotidianità.
Capire insieme a me come gestire la situazione. Rendersi più conto di cosa stavo passando.
Sfortunatamente in quel momento nessuno era disposto o nelle condizioni di farlo.
Rassegnata andavo avanti non sapendo che stavo per pagare a caro prezzo tutto questo. Reggere alla stanchezza e affrontare le giornate era complicato.
Tutto è diventato irrilevante. Anche rispondere ai miei bisogni.
Mangiare ad esempio.
Mi ritrovavo a spizzicare pane raffermo, formaggio, cioccolata che raccoglievo dalla dispensa con un braccio mentre nell’altro tenevo Giovanni.
Consumavo un pasto completo nell’arco di 3-4 giorni.
Allattavo ancora anche 20 volte al giorno, a volte giusto per qualche minuto, a volte per 30/40 minuti.
Mangiando, camminando, telefonando. Sempre.
Fino a 12 mesi Giovanni si è alimentato quasi esclusivamente di latte materno.
Lui cresceva una meraviglia. Sano, forte, bellissimo.
Si dimostrava particolarmente intelligente.
Anche gli sconosciuti si fermavano ad ammirarlo.
Insomma l’unico problema che sembravamo avere, era il sonno irregolare di questo piccolino e quel certo malessere che lo portava a cercarmi continuamente.
Che prima o poi si sarebbe risolto, mi dicevano.
Io cercavo di spiegare che mi stava succedendo qualcosa di cui ero molto preoccupata.
Non mi sentivo più la persona di prima.
Ma come lungo una linea telefonica qualcosa si è spezzato nella comunicazione tra me ed il mondo.
Parlavo. Nessuno mi sentiva.
Ero rimasta isolata?
.
Anna_X
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