Capitolo 3

Capitolo 3

La mia storia è iniziata molti anni fa. Tanti che non li so contare.
Forse tante quante le vite che sento di aver già vissuto, in altri luoghi e con altri occhi.
Che talvolta ricordo come fossero appena esistite, ad un passo da me.
Ma di quelle non voglio parlare. Voglio parlare di questa.
Iniziata nell’ottobre del 1975.
Ed eccomi lì con gli occhi spalancati e le braccia allargate.
Le guanciotte tonde. Mio padre mi sorregge.
Un ginocchio appoggiato sul pavimento.
Che sembra quasi si sia immortalato l’istante in cui mi ha presa al volo, appena caduta dal cielo.

Sono nata in un bel paese di provincia. Ho una madre ed un padre. Nessun fratello. Nessuna sorella.
Che peccato, ho sempre pensato. E così ho sempre sperato. E atteso con emozione. Ma non è mai successo che la famiglia si allargasse.
Il mio nome è Annalisa. Mia madre mi ha insegnato a non farmelo storpiare. Nè Anna. Nè Lisa. Niente soprannomi.
Tutto attaccato, come quello scelto da lei una sera, quando si è innamorata del suono di questo nome mentre scalpitavo nella sua pancia.
A sei anni ho avuto un cane, quando finalmente, dopo infinite insistenze, mi è stato concesso di averlo.
Frequentavo la prima elementare e scrivevo lentamente ed intensamente, tanto quanto vivevo la mia vita di bambina.
Il mio cucciolo era come un batuffolo di cotone. Mi seguiva ovunque. Mi sentivo così importante.
L’ho amato come se l’avessi avuto in regalo ad ogni compleanno, Natale e ogni mattina appena sveglia.
A quell’età, l’amore per lui è stata probabilmente l’emozione più forte che avessi provato. Il resto non lo capivo ancora.
Scomparso lui, dopo nemmeno due anni con me, è scomparso anche quell’amore speciale che poi per tanto tempo mi è tanto mancato.
Ho portato con me la sua foto a lungo. In quell’immagine lui era solo un puntino minuscolo che spuntava da una grande coperta.
Bisognava cercarlo bene con gli occhi per trovarlo. Ma quella coperta era proprio come il mio amore per lui.
Tanto grande che ci si perdeva dentro.

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