Sono sempre pronta a partire.
Ho l’entusiasmo in tasca.
Briciole di casa da lasciare dietro di me per ritornare sempre tra le mura che mi accolgono e che come un trampolino, mi preparano al salto successivo.
Mi allontano da casa con una cartina stretta tra le mani. Il navigatore non fa per me.
Mi piace rigirare il foglio sotto sopra e cercarmi nel mondo.
Riempire le coordinate di post-it e buoni propositi.
Ogni volta mi sento in un mondo nuovo e in un modo nuovo.
Cammino con il naso all’insù.
Le narici aperte per mescolarmi i sogni con gli odori delle strade sconosciute.
Osservo e mi innamoro di ogni persona che mi passa accanto.
Mi chiedo cosa pensa. Invento la sua storia.
La vedo aprire una porta e ritrovarsi sola con la sua domanda importante e una chitarra in mano.
La vedo inginocchiarsi e spalancare le braccia ai suoi bambini.
O chiedere la mano alla sua sposa.
La vedo scegliere il vestito del lavoro.
Aprire il frigorifero pieno di etichette che si muovono a ritmo di musica.
Etichette che io confondo al supermercato del quartiere.
Dove compro fingendo di andare di fretta per sentire se l’aria ha lo stesso vigore della mia città o se ci scivolo dentro più facilmente.
Non capisco le parole di chi mi sta intorno e non voglio farlo. Adoro le differenza.
E le cose uniche.
M’infastidisce il mercato globale.
Voglio fare mille chilometri e trovare le cose di lì solo lì.
Per gustarmi la distanza che mi separa da chi in millenni si è costruito la sua sfumatura di colore che lo rende inimitabile.
Assaggio un cibo strano.
E anche se non mi piace lo adoro.
Scendo dall’auto, dal treno, dall’aereo e ringrazio.
Che ho la fortuna di pensare. E di camminare.
Quanto mi sento fortunata, quanto.
Potrei scegliere di abitare ovunque.
Riesco a sentirmi ovunque straniera e ovunque a casa.
Ho “indossato” mille e più angoli di questo mondo per capire di chi fossi figlia.
Poi ho capito.
Che sono figlia mia.
E non c’è stata più nessuna fuga.
Solo partenze felici.
Anna_X
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